Un aggiornamento sulla gestione dei rifiuti del packaging: la PPWR
Un aggiornamento sulla gestione dei rifiuti del packaging: la PPWR
In Europa, il settore del packaging guarda più degli altri alle nuove soluzioni per la salvaguardia ambientale. Il 24 aprile 2024 il Parlamento Europeo ha accettato al proposta Packaging and Packaging Waste Regulation (PPWR) che entrerà in sostituzione dell’attuale Direttiva 94/62/CE. Si tratta di un regolamento volto a favorire le buone pratiche necessarie per ridurre al minimo i rifiuti di packaging, soprattutto per quel che riguarda i materiali maggiormente inquinanti come la plastica. Tra i punti toccati dal nuovo testo della direttiva c’è la riduzione delle confezioni e una produzione più consapevole dell’impatto ambientale, che tenga conto di una maggiore circolarità e della biodegradabilità di cui sono composti. Molto importante sarà anche la comunicazione verso il consumatore sulle componenti di packaging e sulle autodichiarazioni ambientali.
Promozione del riciclo delle confezioni
Uno dei punti principali dell’aggiornamento della direttiva mira a favorire la produzione di confezioni riciclabili, secondo il principio “design for recycling” che garantisce la realizzazione di un packaging ecosostenibile con componenti compatibili al riciclo fin dalle prime fasi di progettazione. Tali confezioni, a partire dal 2030, saranno classificate con soglie rigorose di riciclabilità suddivise in A, B e C, stabilite per peso e su larga scala.
La norma interviene anche sul materiale del packaging, in special modo sulle percentuali di plastica riciclata con cui sono prodotti. La norma, però, prevede una serie di eccezioni sull’inserimento di percentuali di plastica riciclata e in generale su materiali biodegradabili, riciclabili o compostabili; tra queste eccezioni, si trova il packaging farmaceutico.
Nello specifico, il regolamento individua un’eccezione per il confezionamento primario e secondario dei farmaci, perché devono entrare a diretto contatto con il medicinale e proteggere tutto il contenuto da agenti esterni, luce, calore e urti. Questa eccezione è stata istituita per garantire un adeguato livello di tutela della salute umana e animale.
Ci sono novità anche per le etichette, che devono indicare informazioni sulla composizione del materiale di imballaggio, sul sui riutilizzo, sul contenuto di materiale riciclato e tutte le indicazioni chiare sulle modalità di smaltimento e raccolta differenziata.
Ridimensionamento degli imballaggi
Tra le soluzioni per la sostenibilità espresse nella PPWR assume molta rilevanza il ridimensionamento del packaging e l’ottimizzazione della sua grandezza. Il regolamento indica un rapporto massimo di spazio vuoto del 50% per gli imballaggi assemblati, per il trasporto e per l’e-commerce. Inoltre le aziende dovranno garantire che il peso e il volume degli imballaggi siano minimizzati, sia per evitare gli sprechi, sia per ottimizzare la filiera della logistica e del trasporto. L’obiettivo è minimizzare le confezioni del 5% entro il 2030, del 10% entro il 2035 e del 15% entro il 2040.
Da gennaio 2030, inoltre, diventerà ufficiale il divieto generalizzato sull’adozione di packaging monouso in alcuni specifici settori come food&beverage, hotellerie e cosmetica. Dallo stesso anno, inoltre, sarà necessario promuovere il riutilizzo e la ricarica delle confezioni per il trasporto tra aziende, per i sistemi e-commerce, per imballaggi raggruppati e per le bevande, in percentuali diverse a seconda dei casi. I packaging di cartone sono esclusi da questa normativa.
Riduzione dei PFAS
L’articolo 5 della PPWR include la riduzione dei metalli pesanti e dei componenti cosiddetti PFAS (sostanze polifluoroalchiliche) oltre certe soglie, da applicare soprattutto nei packaging a contatto con molti prodotti di consumo tra cui gli alimenti. Si tratta di oltre 4.700 composti chimici sintetici noti per la loro capacità di resistere al calore, all’acqua e all’olio, utilizzati in ambito alimentare e in una varietà di applicazioni industriali.
Le ragioni dietro queste limitazioni sono due. La prima, è che i PFAS sono sostanze particolarmente persistenti e tendono a degradarsi con difficoltà e lentezza nell’ambiente. Basti solo pensare che vengono chiamati anche “forever chemicals” (inquinanti eterni) per l’indissolubilità dei loro legami chimici, tanto che sono stati rilevati anche nell’acqua piovana, nell’acqua potabile, nelle falde acquifere del pianeta.
La seconda ragione è che alcune PFAS, secondo le ricerche più autorevoli, rappresentano un rischio per la salute e per lo sviluppo di diverse patologie, se accumulate oltre certe soglie nel corpo umano.
Attenzione alle green claims
L’articolo 14 PPWR interviene sulle green claims, cioè le dichiarazioni fatte dalle aziende che indicano le caratteristiche e i benefici ambientali di un prodotto o servizio. La Commissione Europea ha già proposto una regolamentazione sull’uso, sulla verificabilità e sula responsabilità attribuibili a queste autodichiarazioni ambientali, ma la PPWR prevede che debbano essere elaborate secondo criteri specifici.
Ad esempio, devono specificare se si riferiscono ad una singola unità di imballaggio, a parte dell’unità di imballaggio o all’intero imballaggio prodotto e immerso sul mercato. La conformità delle dichiarazioni deve inoltre essere dimostrata da una dichiarazione tecnica.
La dichiarazione deve seguire un formato e un contenuto specifici e deve essere conservata e fornita alle autorità su richiesta per 5 anni dall’immissione sul mercato degli imballaggi monouso e 10 anni dall’immissione sul mercato degli imballaggi riutilizzabili.