La storia millenaria del packaging farmaceutico
La storia millenaria del packaging farmaceutico
Le confezioni farmaceutiche, esposte sugli scaffali delle farmacie o all’interno degli ospedali, sono frutto di una storia molto affascinante fatta di grandi trasformazioni. Tutti gli elementi che oggi le contraddistinguono sono frutto di eventi e di cambiamenti che ancora oggi influenzano le scelte delle aziende farmaceutiche. Le tappe della storia del packaging seguono infatti quelle più importanti della società, perché spesso l’introduzione di nuovi materiali, forme e funzioni, è nata dalla necessità di rispondere a nuovi bisogni, sempre più complessi. Da solo elemento di conservazione delle risorse come era in antichità, la confezione è diventata un valore aggiunto per la trasportabilità, la trasparenza del prodotto, per garantire l’autenticità della sua produzione e per distinguersi in un mercato estremamente competitivo. In questo articolo ripercorreremo i periodi più importanti del packaging farmaceutico, che hanno gettato le basi per innovazioni di oggi e, di certo, anche quelle future.
Dalle origini fino alla carta e al cartone
Sin dai tempi antichi l’uomo ha sentito il bisogno di conservare, organizzare e trasportare le proprie risorse. Dai materiali primitivi come fibre naturali e pelli animali per cibi e altri beni, nel corso storia sono stati utilizzati contenitori in vari materiali per conservare sostanze medicinali. Nella medicina tradizionale cinese, egiziana, greca e romana, venivano conservate miscele, erbe, unguenti e balsami a scopo curativo in vasi di pietra porosa. Era un materiale non molto semplice da realizzare e intrinsecamente fragile ad ogni urto, ma molto durevole. Con il tempo si è preferita la terracotta e la ceramica gres, più resistenti all’umidità e al calore esterni. I contenitori erano dotati già di soluzioni di “etichettatura” che consistevano in iscrizioni riportanti il contenuto e le proprietà delle sostanze all’interno.
È affascinante notare che l’evoluzione dei contenitori per rimedi curativi ha sempre seguito il progresso delle conoscenze mediche e scientifiche. Con il tempo, infatti, sono stati sviluppati contenitori più sofisticati e specifici per conservare farmaci e rispondere alle nuove esigenze terapeutiche, specialmente con l’avvento della produzione di massa e della farmacologia moderna.
All’inizio del XVII secolo furono introdotti i flaconi in vetro, che offrivano una maggior durabilità, impermeabilità e diverse soluzioni di personalizzazione. Seppure agli anzi erano difficili da produrre su larga scala, le migliorie tecniche delle macchine soffiatrici riuscirono a creare un mercato più accessibile a tutti, anche grazie all’avvento della Rivoluzione Industriale e l’inizio della produzione di massa. Si diffuse così l’etichettatura in carta, che incrementò l’attenzione sulla corretta comunicazione del prodotto.
Assieme al miglioramento tecnico e al progresso della disciplina, l’industria farmaceutica cercava di investire su materiali più leggeri e pratici. La carta e il cartone cominciarono a essere utilizzati come materiale da imballaggio per via della loro estrema pieghevolezza, e il packaging perse la sua caratteristica artigianalità anche a causa della diffusione della latta. In questa fase che il packaging assunse un’importante funzione di marketing, che diventò ancor più importante nel XX secolo con l’aumento degli attori nel mercato. Il packaging fu così la chiave per differenziare i prodotti e attirare l’attenzione dei consumatori in un settore sempre più competitivo.
L’avvento della plastica e l’introduzione dei blister farmaceutici
La fine della Seconda Guerra Mondiale creò nell’industria farmaceutica il bisogno di contare su un materiale infrangibile, solido ma flessibile, in grado di essere trasportato con estrema praticità, che mantenesse la sua funzione di conservazione e che allo stesso tempo abbattesse i costi di produzione. Così, la plastica e l’alluminio cominciarono a guadagnare popolarità in tutti i campi, compreso quello farmaceutico, soprattutto fra gli anni ’50 e ’70. Il packaging in plastica era leggero e versatile: permetteva di creare flaconi e pack di varie tipologie, forme e dimensioni, senza rinunciare a durevolezza e resistenza. Inoltre, offriva la possibilità di sviluppare una vasta gamma di soluzioni di packaging e di progettare strategie di marketing sempre più precise. I primi materiali in plastica utilizzati furono il polietilene e il polipropilene.
In concomitanza con lo sviluppo della plastica, negli anni’60 furono introdotti i blister farmaceutici in alluminio, spesso con aggiunte in plastica: un’alternativa perfetta per conservare i farmaci più sensibili e per migliorare la precisione delle terapie. Per i pazienti e medici era infatti possibile monitorare più efficacemente il dosaggio giornaliero delle capsule e delle compresse, controllandone il rilascio.
Il packaging farmaceutico oggi, fra innovazione e sostenibilità
La disciplina farmaceutica ha continuato ad evolversi e, con essa, anche le soluzioni di packaging. La confezione, oltre a conservare e comunicare al meglio il prodotto, oggi deve rispondere efficacemente a molte altre esigenze. Ad esempio, deve mantenere la compliance con i severi regolamenti internazionali per la sicurezza e la salute pubblica e prevedere un sistema di tracciabilità lungo la supply chain, per combattere la contraffazione dei farmaci. I nuovi sistemi di serializzazione farmaceutica, introdotti in ambito internazionale e integrati sui packaging primari, secondari e terziari, interagiscono perfettamente con molte soluzioni basate sulla tecnologia avanzata, come quella IoT, migliorando il controllo sulla validità e l’autenticità dei farmaci immessi in commercio.
Inoltre, il packaging ideale migliora le operazioni logistiche che conducono il prodotto dall’impresa manifatturiera alle mani del consumatore, adattandosi alle diverse fasi di confezionamento e contribuendo a ottimizzare costi spesso dispendiosi.
Ma il ciclo di vita del packaging farmaceutico non si conclude con l’esaurimento del prodotto. Oggi infatti, deve rispondere alle sempre più importanti esigenze di sostenibilità ambientale, un tema che interessa le imprese di tutti i settori merceologici per quel che riguarda lo smaltimento delle confezioni.
Le aziende produttrici di qualsiasi settore sono alla ricerca di materiali e soluzioni sostenibili su tutta la catena di fornitura, sperimentando ad esempio nuovi materiali compostabili derivanti da resine o fibre naturali.
In ambito farmaceutico, oltre alle bioplastiche e al vetro rigenerato, si è riscoperta la potenzialità della cellulosa e dei suoi derivati come driver di sostenibilità per ridurre le emissioni di carbonio e facilitare lo smaltimento nell’ambiente.
Innanzitutto, viene posta particolare attenzione all’origine dei materiali di confezionamento. Come Eurpack, ad esempio, sempre più aziende optano per materiali derivati da cellulosa proveniente da foreste certificate FSC, il “marchio per la gestione responsabile delle foreste”. Nel settore food&beverage possiamo citare il caso delle bottiglie sostenibili a marchio Carlsberg, nate in collaborazione con Paboco, riciclabili come imballaggi in carta, durevoli, resistenti e altamente personalizzabili.
L’azienda Varden è un altro esempio virtuoso di sostenibilità grazie alla produzione di Paperseal, un innovativo materiale in grado di preservare le foreste del pianeta perché a base carta plant-based, lavorata da fibre agricole. In questo modo, l’azienda mira a ridurre il più possibile l’abbattimento di alberi, sviluppando un derivato a bassissimo impatto e contribuendo a conservare il patrimonio arboreo del mondo. È un materiale altamente sigillante che ripara i prodotti da aria e umidità, con grandi benefici per l’ambiente rispetto alle bioplastiche nella fase di smaltimento. Il Paperseal, largamente utilizzato nell’industria alimentare per la capacità di conservare al meglio gli aromi dei cibi, verrà esteso a livello mondiale ai più grandi produttori di capsule per caffè.